Il contesto

Nel 2015 l’Earth Overshoot Day (il giorno del sovrasfruttamento della Terra) è stato il 13 agosto: è il giorno in cui la popolazione mondiale ha esaurito la biocapacità, cioè ha consumato tutte le risorse naturali che il mondo ha da offrire  per l’anno.
Da allora stiamo depredando il Pianeta, e immettendo in atmosfera una CO2 che non può essere assorbita.
A dirlo è il Global Footprint Network (www.footprintnetwork.org ) secondo cui per soddisfare la domanda umana ad oggi servirebbero 1,6 Terre.
 
Col passare degli anni questo rapporto è sempre più sproporzionato, con il risultato che l’Overshoot Day ricorre sempre prima: nel 2014 si è celebrato il 19 agosto, mentre appena 15 anni fa –il 2000- era agli inizi di ottobre.
L’ultimo anno in cui il nostro consumo  è stato pari alle risorse terrestri era il  1970.
 
I costi di questo sforamento ecologico, spiegano gli esperti, stanno diventando sempre più evidenti e si concretizzano nella deforestazione, nella siccità e nella scarsità di acqua dolce, nell’erosione del suolo, nella perdita di biodiversità ed infine nell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera connesso al cambiamento climatico.
Il riassorbimento delle emissioni di carbonio costituisce più della metà della nostra “domanda alla natura“. Se le emissioni proseguiranno al ritmo attuale, sottolineano i ricercatori, nel 2030 per soddisfare il fabbisogno dell’umanità serviranno due Terre, mentre se le emissioni globali fossero ridotte del 30% avremmo bisogno di una Terra e mezza. Come ieri.
 
Ora, i cambiamenti climatici sono irreversibili ma i loro effetti sono ancora contenibili. A patto di agire adesso o nel giro di pochi anni.
 
Nonostante le voci degli scettici, la maggioranza dei climatologi (che si riferiscono al panel  intergovernativo sul cambiamento climatico IPCC www.ipcc.ch) sono d'accordo che la temperatura globale del pianeta è in aumento e che se non si prenderanno provvedimenti immediati si avranno nel 2052 2 °C in più, per arrivare ai 4 °C nel 2100. Le conseguenze di questo aumento di temperatura sono note da anni, dallo spostamento delle zone climatiche allo sconvolgimento dei regimi pluviometrici alla perdita di vaste aree di terre coltivate e di foreste.
 
L'aumento di CO2 in atmosfera porterà inoltre a una ancora maggiore acidificazione dei mari con conseguente perdita di vaste popolazioni di crostacei e la scomparsa delle barriere coralline, grazie alle quali sopravvivono decine di milioni di persone. In generale, molti ecosistemi terrestri non saranno in grado di adattarsi alle mutate condizioni climatiche.
Le emissioni industriali di gas climalteranti "costano" all'Italia almeno 25 miliardi di euro all'anno, e in Pianura Padana lo smog toglie tre anni di vita.
 
A differenza di quanto è accaduto finora, le prossime generazioni affronteranno un pianeta con un "peso ambientale" elevato.